SONIC FANTASY – THE INTERVIEW

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DAI NOSTRI AMICI DI MJSTREET E RICHARD LECOCQ L’INTERVISTA TRADOTTA A MARCOS CABOTA’, REGISTA DI “SONIC FANTASY”, IL DOCUMENTARIO DEDICATO A THRILLER CHE VEDREMO TRA POCO…

Nell’arco di un paio d’anni l’album Thriller celebrerà il suo 40esimo anniversario. Un album, che, tutt’oggi, rimane l’album più venduto di tutti i tempi. Questo mito inesauribile ha ispirato il regista spagnolo Marcos Cabotà. Da sempre ammiratore del re del pop, Marcos ha deciso di imbarcarsi in un ambizioso progetto: raccontare la storia di Thriller attraverso un documentario che desse voce a tutti quelli che erano con Michael Jackson in studio nel 1982. In un unico e particolare clima primaverile dominato dal COVID19, il regista ha trovato il tempo di rivelare alcuni dei segreti di questo nuovo atteso progetto.


MJSTREET: Come è nato il progetto innanzi tutto…

Marcos Cabotà: Prima di tutto, adoro Michael Jackson e poi sono un regista qui in Spagna. L’ultimo documentario che ho realizzato 3/4 anni fa si chiamava “I Am Your Father” e parlava di Darth Vader. E’ stato un grande successo ed è stato venduto in tutto il mondo. Netflix ne ha comprato i diritti. Per questo documentario sono stato anche nominato per un “Goya” (l’equivalente dell’Oscar spagnolo). E’ stato semplicemente fantastico. Da allora molti dei miei amici mi hanno sempre detto: “Ora devi fare un documentario su Michael Jackson”. Questo perchè loro sapevano che avevo due passioni nella mia vita, Star Wars e Michael Jackson. Non sapevo in realtà come iniziare perchè Michael Jackson è decisamente un soggesto molto vasto di cui occuparsi ed ero abbastanza confuso a riguardo.

Così ho dovuto prendermi tutto il mio tempo e rifletterci sopra. Se avessi dovuto fare un documentario su Michael Jackson non avrei voluto fare qualcosa solo per i fan, ma qualcosa che si sarebbe rivolto a tutti quanti. L’impatto di Michael è stato globale e abbiamo dovuto trovare il giusto approccio. Poi ho pensato a Thriller. E’ l’album più venduto al mondo e ce n’è solo uno a quel livello. Mi sono reso conto che non c’era niente che parlasse di Thriller. L’Estate non aveva ancora fatto nulla. Ho trovato incredibile che non ci fosse un documentario dedicato all’album più venduto di tutti i tempi. Ci sono certo stati libri, ma nessun film realizzato per Thriller.

Così ho iniziato a consultare quei libri. Al tempo stesso Thriller non è il mio album preferito. Ho cercato di capire meglio la storia di questo disco, capirne meglio l’impatto. E’ ho realizzato come ci fosse una storia dietro che meritasse di essere raccontata. Così i miei amici Toni e Laura (di MJHideout) hanno giocato un ruolo importante nella storia.

Come regista sapevo che avrei dovuto contare sul supporto di persone come Toni e Laura. Toni è praticamente un’encliclopedia vivente riguardo a Michael Jacckson e Laura non è seconda a nessuno quando si tratta di organizzare un progetto.

Poi, con loro due dalla mia parte, le cose hanno iniziato a divenire più semplici. Sono stato con loro in Francia per partecipare ad uno dei MJ Music Day, uno degli interessanti seminari di Michael Prince e Bard Buxer. Eravamo li come fan che partecipavano ad un evento. E, ad un certo punto è stato mostrato il trailer per un documentario dedicato alla carriera di Bruce Swedien, dai suoi esordi a Chicago all’album Invincible.

Ho contattato il regista di quel film, Gareth Maynard, inglese e che aveva stoppato di promuovere il documentario per diversi anni. L’ho guardato e mi sono detto: “E’ buono, non è perfetto, ma non è male”. Ho cercato di guardarlo con gli occhi del professionista, come regista. E ho trovato che fosse una vergogna che un film del genere non fosse stato mandato in onda e visto in tutto il mondo. Alla fine della proiezione sono andato da Gareth e gli ho detto: “E’ carino come documentario”. E ho aggiunto… cosa ci vuoi fare ora? E lui mi ha risposto: “Niente. Sette anni sono passati da quando l’ho realizzato, non posso più venderlo, non c’è niente che io possa fare.”

Sono tornato a casa e una settimana più tardi ero al telefono con Gareth: “Sto per fare un documentario su Thriller e mi piacerebbe che anche Bruce Swedien ne facesse parte. Questo mi permetterebbe di parlarle con lui riguardo al disco ed ascoltare il suo punto di vista. Potresti contattarlo in modo che io possa intervistarlo nella sua casa in Florida? Andrei li solo per registrare una nuova intervista e fargli un po’ di domande. Ma ho bisogno del tuo aiuto se sei daccordo.”

Ne abbiamo discusso e mi ha detto: “OK”. Si è preso il tempo di guardare i miei altri documentari e gli è piaciuto come ci avevo lavorato. Ha accettato la mia proposta ed ecco perchè poi è diventato uno dei produttori di “Sonic Fantasy”. Ho potuto guardare alcune delle riprese di Gareth e usarle nel mio documentario, ma il 95% delle registrazioni fanno parte di nuovo materiale.

Ho dovuto ri-registrare le interviste, specialmente per problemi di formato. Quando distribuisci alla televisione o attraverso Netflix, devi attenerti a determinati standard tecnici. Per il suo documentario, gareth aveva usato la sua telecamera personale, ma il tutto non rispettava questi standards. Così ho ricominciato tutto con film media, in 4K.


MJSTREET: Come hai scelto le persone da intervistare per questo documentario? Sei partito con una lista già in mente o hai aggiunto nomi mentre stavi già registrando?

Marcos Cabotà: Ho fatto una lista per iniziare. Ho iniziato anche con i libri, tipo quello che tu hai scritto con Francois (Allard), è stato molto utile per me. Ma volevo anche intervistarre persone che avevano lavorato con Bruce Swedien e Michael, anche se non erano strettamente legate al progetto Thriller, tipo Brad Buxer. Volevo sentire riguardo alla relazione tra Michael e Bruce Swedien. Ed inoltre, quando stavamo girando nella sua casa, lo stesso Bruce mi disse: “Oh dovresti sentire questo e quest’altro”… ecco come si sono aggiunti i nomi alla lista originale.

Generalmente, per un documentario della durata di un paio d’ora, scelgo una quindicina di persone da intervistare. Per questo ne abbiamo avute il doppio. Avremmo potuto anche spingerci oltre, ma avevamo solo due ora da riempire, alla fine abbiamo dovuto prendere delle decisioni.


MJSTREET: Durante la lavorazione del documentario, ci sono state convinzioni e preconcetti che alla fine sono risultati differenti? Hai cambiato idea su qualcosa riguardo alcuni degli aspetti di Thriller scoprendo nuovi aneddoti?

Marcos Cabotà: Totalmente! Mi piace Thriller, ma dopo aver fatto questo documentario, mi piace ancora di più. Capisco perchè sia diventato l’album più venduto della storia. Non è solo questione di canzoni e di musica, ma è anche una questione di contesto in cui le cose accadono. Dipende da molte cose correlate al mondo dell’industria musicale, ma anche che riguardano la società in generale. Questi sono tutti i fattori che spiegano il successo di Thriller. Ho scoperto cose che non sapevo riguardo all’album e naturalmente le ho inserite nel documentario.


MJSTREET: Mi hai detto che Thriller non è il tuo album preferito… Quindi, quale sarebbe il tuo album preferito di Michael Jackson?

Marcos Cabotà: Dangerous! Mi piace tutto di quel disco. Mi piace il modo in cui Michael Jackson, con Teddy Riley e altri produttori come Bill Bottrell e Brad Buxer hanno lavorato sull’album. Mi piace il sound innovativo di Dangerous, con canzoni come Jam, Why You Wanna Trip on Me o In The Closet. Per me Who Is It è un capolavoro.

Mi piace molto Thriller, e ora che ho lavorato a questo documentario negli ultimi due anni, è un album che apprezzo ancora di più, è magico. C’è questo incredibile team messo insieme da Quincy Jones, Michael Jackson e Bruce Swedien, senza dimenticarsi di Rod Temperton. E’ qualcosa che non può avvenire nuovamente. Questo nuovo documetario è per tutti. Tutti conoscono Thriller e Billie Jean. E il mio obbiettivo è che, una volta visto il documetario, la gente possa ascoltare l’album in un modo completamente differente.


MJSTREET: Ho visto che nel website del documentario che hai registrato anche un’intervista con Quincy Jones. E’ stato facile contattarlo? Perchè abitualmente chiede di non fargli domande riguardo a quel periodo. Il coinvolgimento di Brice Swedien nel progetto ha reso le cose più semplici?

Marcos Cabotà: Si è così. Di fatto ogni persona coinvolta si è resa disponibile perchè Bruce Swedien era il punto di partenza dell’intera operazione. Perchè, oltre a raccontare la storia di Thriller, in qualche modo abbiamo anche raccontato la storia di Bruce. Questo il motivo principale per il quale tutte queste persone hanno partecipato. Amano Bruce. E’ stato lo stesso Swedien a chiamare Quincy Jones per noi.


MJSTRETT: Se ricordo bene, il documentario potrebbe essere disponibile su Netflix. Siccome parliamo di un album leggendario, hai ottenuto il diritto di utilizzarne le musiche all’interno del girato?

Marcos Cabotà: Prima di tutto, vorrei puntualizzare, per il momento la trasmissione su Netflix non è confermata. E’ vero che i miei precedenti documentari sono stati trasmessi da Netflix in tutto il mondo, ma al momento non sappiamo se andrà su Netflix, Amazon o verrà trasmesso altrove. Ma, in ogni caso, il mio obbiettivo è quello di diffonderlo in tutto il mondo, attraverso Netflix o un’altra piattaforma.

E riguardo alle musiche, è una bella domanda. Infatti nel mio documentario su Star Wars, non sono stato autorizzato ad usare la colonna sonora del film. Così ho fatto si di produrre qualcosa in cui la musica non contasse così tanto, qualcosa che lo spettatore potesse apprezzare anche senza. Per “Sonic Fantasy” ho contattato l’Estate. Al momento non ho l’autorizzazione ad usare la musica di Thriller. Ma quello che posso già dire è che Brad Buxer è parte della soundtrack di questo documentario.

Ha suonato dei pezzi al piano e anche suonato pezzi di Michael. Ma spero che l’Estate mi permetta di usare l’originale. Ad ogni modo, questo documentario si concentra sulla storia dell’album, non volevo spendere minuti preziosi facendo ascoltare canzoni intere, proprio perchè c’è così tanto da dire riguardo alla creazione del disco. Ho preferito spendere tempo sui dettagli, aneddoti, immagini, foto e testimonianze che sono riuscito a raccogliere durante le mie ricerche. La musica è importante, ma non è tutto.


MJSTREET: Ora che hai realizzato questo documentario… hai maggiormente compreso perchè Thriller sia diventato il disco più venduto della storia?

Marcos Cabotà: Molto meglio. Come potrete vedere nel documentario, tutti volevano fare qualcosa di grandioso. Questo progetto nasceva dalle frustrazioni di Michael per aver vinto solo un Grammy per il precedente “Off The Wall“, che già era stato un disco di successo. Thriller nasceva in uno specifico contesto sociale e politico. C’era uno stravolgimento all’interno dell’industria musicale del tempo. Quincy, Michael e Bruce volevano realizzare il miglior album possibile. E hanno pianificato tutto. Questo mostro nel documentario.

Quincy spesso dice: “Non puoi prevedere queste cose”. OK. Questo è vero, ma tutti e tre sapevano bene che quello a cui stavano lavorando sarebbe stato grande. Hanno sempre lavorato costantemente per ottenere il meglio del meglio, non soltanto per le canzoni, ma anche per i musicisti e i tecnici che avevano in studio. In un certo senso sapevano che stavano creando qualcosa di magnifico. E per tornare alla tua domanda, oggi capisco bene perchè sia diventato l’album più venduto di tutti i tempi. Il punto forte di Thriller è che tu lo puoi ascoltare oggi senza riuscire a dire quando sia stato creato. E’ senza tempo. Come se fosse stato registrato ieri.

Interview by Richard Lecocq / Special thanks to Toni Arias

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